Catanzaro, il saluto a padre Sergio Iacopetta dal Duomo

La comunità del centro storico accoglie il nuovo parroco di Santa Barbara

A cura di Redazione
01 settembre 2025 12:00
Catanzaro, il saluto a padre Sergio Iacopetta dal Duomo -
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La comunità del Duomo di Catanzaro si congeda da padre Sergio Iacopetta, che lascia la guida della parrocchia per assumere un nuovo incarico. Da oggi, infatti, sarà il responsabile della parrocchia di Santa Barbara a San Francesco di Paola, dove l’accoglienza è stata calorosa e affettuosa.

La comunità di Santa Barbara, in un messaggio pubblico, ha espresso la propria gioia:
 «Oggi la nostra chiesa si è riempita di fedeli per dare il benvenuto a padre Sergio, che inizia il suo cammino pastorale insieme a noi. Lo accompagniamo con gratitudine, certi che il suo ministero sarà ispirato dallo Spirito Santo e illuminato dall’esempio del Buon Pastore. La sua presenza è per noi un dono di fede, speranza e carità. Preghiamo perché possa svolgere il suo servizio con serenità e forza, e perché la nostra comunità sappia camminare al suo fianco».

Accanto a questo nuovo inizio, arriva anche un pensiero di riconoscenza.
 Guido Mignolli, in una lettera diffusa ai fedeli, ha voluto ringraziarlo per l’opera svolta negli anni al Duomo di Catanzaro.

Il testo della lettera

«Ci sono vari modi di vivere la propria strada: con calma e gentilezza, con entusiasmo e passione, con sfida e durezza, oppure con indifferenza, cercando solo il proprio tornaconto.

Poi ci sono coloro che vedono l’esistenza come un dono. Persone che custodiscono la vita per non ferire, che vanno avanti con passo leggero e con il rispetto di chi sa di essere parte del mistero della creazione.

Sono loro che sorreggono il mondo. Non perché forti o brillanti. Non perché vogliano dimostrare qualcosa. Non per sentirsi indispensabili. Ma perché rispondono a una chiamata. Con gioia interiore. Con leggerezza. Come sospinti da un vento che soffia piano.

Non li riconosci subito. Non hanno aureole, non fanno rumore, non cercano applausi. A volte, se sei attento, puoi cogliere un istante, come una breve luce che si apre fra spazio e tempo, e ti accorgi che ci sono.

Vuoi un segno? Forse quel silenzio che parla. O quel gesto ironico, con la testa poggiata sulla mano, che sembra quasi irriverente e invece è profondità. O una battuta che spiazza, che non consola in maniera diretta ma ti entra dentro.

Forse la chiave è camminare per le strade della città, nei vicoli antichi, e seguire in silenzio quel piccolo uomo che passa senza farsi notare. Nei chiaroscuri, ogni tanto, chiudi gli occhi. E potresti riconoscerlo».

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