Catanzaro - Regina José Galindo ha aperto il Performing Festival con l’intensa “Hasta tu orilla”
Catanzaro - In centinaia, provenienti da tutta la Calabria, hanno assistito alla prima serata del Performing Festival a Catanzaro che ha visto...

Catanzaro – In centinaia, provenienti da tutta la Calabria, hanno assistito alla prima serata del Performing Festival a Catanzaro che ha visto protagonista l’artista guatemalteca Regina José Galindo, tra le figure più autorevoli nel panorama dell’arte contemporanea internazionale. La sua performance intitolata “Hasta tu orilla” – che si traduce in italiano con “Fino alla tua riva” – ha avuto luogo nel cortile del Complesso Monumentale San Giovanni, gremito di pubblico che ha assistito all’atto artistico in un silenzio denso e partecipe.
Ideata appositamente per il festival organizzato e promosso dall’Accademia di Belle Arti di Catanzaro, “Hasta tu orilla” è stata un atto performativo dal fortissimo valore simbolico. Al centro della scena, immersa in una barca piena d’acqua, Galindo ha galleggiato immobile, il corpo protetto solo da un abito nero e circondata dall’oscurità in cui era immerso il pubblico. L’unica luce a illuminare la scena era quella puntata su di lei e sull’imbarcazione, mentre il pubblico assisteva in silenzio, quasi in sospensione.
Un’immagine potente e toccante, metafora visiva di tutte le traversate, le attese, le speranze e le perdite che compongono la realtà delle migrazioni contemporanee. L’opera ha evocato con forza, in molti dei presenti, la tragedia del naufragio di Cutro – ancora viva nella memoria collettiva della Calabria – ma anche tutti i drammi spesso invisibili che attraversano i nostri mari e le nostre coscienze.
«In questa azione – spiega Simona Gavioli, curatrice della perfomance -, l’artista utilizza il proprio corpo per rappresentare le sofferenze e le ingiustizie subite da coloro che sono costretti a lasciare la propria terra, spesso affrontando pericoli e abusi. Il corpo di Regina, all’interno di una barca piena di acqua, è senza vita. Galleggia esattamente come lo fanno le persone che hanno perso la vita cercando di raggiungere le nostre coste. Galindo, nota per il suo impegno nel denunciare le violazioni dei diritti umani e le disuguaglianze sociali, attraverso questa performance invita il pubblico a riflettere sulle condizioni dei migranti e sulle responsabilità collettive nei confronti di questa amara realtà in cui perdono la vita, ogni anno, migliaia di persone. Ancora una volta, il corpo di Regina diventa strumento di denuncia e resistenza e apre gli occhi su ciò che spesso non vogliamo vedere».
La performance è stata preceduta da un talk pubblico ospitato al Teatro Politeama lunedì 19 maggio, con la partecipazione di Eugenio Viola, direttore del Museo d’Arte Moderna di Bogotá e tra i più autorevoli critici d’arte a livello internazionale. Il confronto, moderato da Simona Gavioli, curatrice dell’evento e docente dell’Accademia, ha esplorato il lavoro di Galindo alla luce dell’arte come forma di attivismo e testimonianza.
Regina José Galindo, Leone d’Oro alla Biennale di Venezia nel 2005, ha saputo ancora una volta unire l’essenzialità visiva all’intensità etica, ponendo al centro la questione dei diritti umani e della memoria dei corpi marginalizzati.
Il Performing Festival prosegue, intanto, con un ricco calendario di eventi, performance, laboratori e incontri pubblici, confermandosi come uno dei momenti più importanti di sperimentazione e riflessione artistica in ambito performativo del Sud Italia. Domani – sabato 24 maggio – è in programma la perfomance dell’artista turca Nezaket Ekici intitolata “Book Tower”, nata dall’ispirazione che la stessa artista ha tratto dalla torre libraria della biblioteca comunale “De Nobili” di Catanzaro. L’appuntamento è fissato alle ore 11 nella sede dell’Accademia di Belle Arit di Catanzaro di via Tommaso Campanella, 182.