Diocesi di Catanzaro: Il pellegrinaggio diocesano in Turchia fa tappa a Iconio

Mons. Maniago: “Il Vangelo non cresce da fermo, ma in chi si mette in cammino”

A cura di Redazione
16 novembre 2025 22:00
Diocesi di Catanzaro: Il pellegrinaggio diocesano in Turchia fa tappa a Iconio -
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Il pellegrinaggio diocesano in Turchia ha raggiunto una delle sue tappe più dense di storia e spiritualità: l’antica Iconio, oggi Konya, crocevia della predicazione di Paolo e Barnaba. Camminare in questi luoghi significa respirare la concretezza dei primi secoli del cristianesimo, quando la fede non era ancora una struttura, ma un’esperienza viva, condivisa tra strade polverose e comunità nascenti.

È in questo scenario che l’Arcivescovo, S.E. Mons. Claudio Maniago, ha offerto una meditazione incisiva e luminosa, capace di legare passato e presente, memoria apostolica e vita concreta delle nostre parrocchie.

Riprendendo i racconti degli Atti degli Apostoli, il Vescovo ha sottolineato come Iconio non rappresenti un reperto storico da osservare, ma un luogo che “ancora parla”, perché fa emergere il modo in cui il cristianesimo è nato: nella precarietà, nella libertà interiore, in un continuo mettersi in viaggio.

Ha ricordato che “il Vangelo non cresce da fermo”, invitando ciascuno a leggere la propria vita come una sequenza di partenze più che di arrivi. La fede, ha spiegato, non può essere trattenuta o irrigidita; trova autenticità solo quando si lascia attraversare dagli incontri, dalle sorprese e persino dalle incomprensioni, proprio come accadde agli apostoli.

L’omelia ha toccato anche un aspetto che Iconio rende evidente: le prime comunità sperimentarono conflitti, opposizioni e momenti di smarrimento. Eppure non si fermarono. Non si chiusero. Non rinunciarono.

Il Vescovo ha proposto questa pagina come specchio per la Chiesa di oggi: un invito a non scoraggiarsi davanti alle fatiche pastorali, alle incertezze del tempo presente, alle diminuzioni numeriche che rischiano di velare la speranza. Qui, ha osservato, emerge la verità del Vangelo: la missione non dipende dalla forza dei numeri ma dalla forza del dono.

Camminare sulle strade percorse da Paolo è stato anche, per il Vescovo e per i pellegrini, un richiamo alla responsabilità di chi oggi porta il nome di cristiano. Maniago ha insistito su una parola spesso dimenticata ma decisiva: coerenza.

La Chiesa delle origini non aveva garanzie, ma aveva trasparenza. Non aveva strutture, ma aveva una testimonianza limpida. Non aveva protezioni, ma aveva un cuore unanime. Il rischio attuale, ha ammonito, è quello di trasformare la fede in un linguaggio stanco, invece di custodirla come una vita che pulsa.

La sosta a Iconio ha assunto così un valore più grande del semplice itinerario culturale. È diventata una consegna: tornare nelle nostre comunità con uno sguardo più essenziale, più evangelico, più capace di fiducia.

Il Vescovo Maniago ha concluso ricordando che ogni pellegrinaggio autentico non serve a fuggire dalla realtà, ma a rientrarvi con un cuore trasformato. Come Paolo lasciò Iconio per raggiungere nuove città e nuove persone, così anche noi siamo chiamati a ripartire, con rinnovato slancio e rinnovata responsabilità.

“Il Vangelo non si conserva – ha detto – si porta”.