Egualia “Senza un’agenda degli interventi i farmaci equivalenti spariranno”

"Senza un'agenda degli interventi, i farmaci equivalenti spariranno", emerge dal 10° Rapporto dell'Osservatorio Egualia-Nomisma

07 ottobre 2025 11:50
Egualia “Senza un’agenda degli interventi i farmaci equivalenti spariranno” -
Condividi

ROMA (ITALPRESS) – Non sono semplici commodity, ma beni meritori da difendere: i farmaci equivalenti rappresentano la spina dorsale delle terapie croniche e un presidio di salute pubblica che lo Stato ha il dovere di tutelare. È il messaggio che emerge dal decimo Rapporto dell’Osservatorio Egualia-Nomisma, presentato oggi a Roma, che lancia un appello: senza misure di tutela e una chiara agenda industriale, la crisi rischia di diventare irreversibile. Il comparto in Italia raggruppa 102 imprese per un totale 10.900 addetti diretti, per un valore della produzione che ha toccato i 6,4 miliardi e 1,6 miliardi di valore aggiunto diretto generato. Tuttavia, l’aumento dei costi di produzione (+32% tra il 2019 e il 2023, +9,5% solo nell’ultimo anno), trainato dal rincaro delle materie prime (+40,6% sul periodo), ha eroso i margini, mettendo sotto pressione la redditività di un settore che opera già con prezzi regolati e fermi da anni. Il settore in Italia conta 102 imprese, 10.900 addetti diretti, 6,4 miliardi di valore della produzione e 1,6 miliardi di valore aggiunto diretto generato. Negli ultimi anni le aziende hanno investito e consolidato occupazione, ma l’aumento dei costi (+32% tra 2019 e 2023, +9,5% solo nell’ultimo anno) ha messo sotto pressione la redditività.

‘Parallelamente cresce il rischio di concentrazione: il 46% dei medicinali equivalenti critici è oggi fornito da solo 1 o 2 produttori, con casi in cui resta un unico fornitore per principio attivo. Un sistema così fragile espone a carenze diffuse e prolungate’, sottolinea Egualia. Focus del decimo Rapporto dell’Osservatorio – illustrato da Lucio Poma, capo economista di Nomisma – la relazione tra le politiche nazionali ed il Critical Medicines Act, ultimo tentativo di mettere in sicurezza la filiera produttiva europea. Il continente acquista all’estero il 48% dei principi attivi, il 60% degli intermedi e l’85% delle materie prime regolamentate. Un’architettura produttiva che amplifica i rischi di interruzione delle forniture, rendendo urgente una politica industriale europea per i farmaci critici essenziali. Il “fare presto” sollecitato dallo studio ha tempistiche sufficientemente delineate: “una nuova agenda industriale per i farmaci critici: impianti esistenti e nuovi, ma sostenibili nel lungo periodo – ha ricordato Poma. Perché questo progetto diventi operativo serve una tempestiva revisione delle politiche di prezzo, rimborso e acquisto pubblico”. Poma ha aggiunto che a livello europeo, il pane ha segnato +45% e l’indice generale dei prezzi al consumo +30%, ma i farmaci equivalenti critici sono fermi a +2% e quelli più diffusi addirittura deflattivi a -8%. “Questa forbice – che distingue nettamente questi farmaci da quelli innovativi – mette a rischio la sostenibilità industriale degli equivalenti”.

‘In questi anni il Governo ha dimostrato grande attenzione verso la farmaceutica che rappresenta un settore chiave per la salute pubblica e per l’economia del Paese, anche alla luce del più ampio processo di riforma che abbiamo avviato per rendere la nostra sanità più moderna e capace di rispondere in modo sempre più efficace ai bisogni dei cittadini – afferma in un messaggio il ministro della Salute Orazio Schillaci -. In questa direzione di efficientamento va anche il recente disegno di legge delega sul Testo unico della legislazione farmaceutica con cui vogliamo dare certezza a tutto il comparto e garantire equità nell’accesso alle cure, sostenibilità economica del sistema e valorizzazione delle nostre eccellenze. Per garantire ai cittadini la disponibilità di farmaci carenti, c’è grande attenzione sia delle istituzioni nazionali sia in ambito in europeo per diminuire la dipendenza da mercati terzi, aumentando la produzione di farmaci essenziali. In Italia, così come in ambito europeo, la centralità del cittadino è il nostro faro – conclude il ministro -: lavoriamo per un accesso equo, sicuro e tempestivo ai farmaci. È un obiettivo che, sono certo, potrà trovare nel contributo delle imprese rappresentate da Egualia un alleato prezioso’.

‘Il nostro Paese è leader nel settore farmaceutico, oggi riconosciuto tra i comparti più strategici e innovativi del Made in Italy, insieme a difesa, spazio e Blue Economy, come evidenziato dal Libro Bianco “Made in Italy 2030”, di prossima pubblicazione – sottolinea in un messaggio il ministro dello Sviluppo Economico Adolfo Urso -. Nello specifico, il comparto dei farmaci equivalenti si conferma un pilastro insostituibile del settore che il Ministero sostiene con agevolazioni per la transizione ecologica e digitale, che confermeremo anche in Legge di bilancio, con nuove soluzioni semplificate a favore degli investimenti tecnologici in chiave green. Nel 2024 le vostre aziende hanno registrato un fatturato di circa 6,4 miliardi di euro, impiegando quasi 11 mila addetti, confermando di anno in anno una crescita costante nei ricavi, nell’occupazione e nelle quote di mercato, che al momento non risentiranno delle politiche tariffarie USA. A partire dal 1° settembre 2025 infatti per i generici cl’impegno degli Stati Uniti ad applicare esclusivamente la tariffa MFN, escludendo i dazi reciproci al 15%. Questo rappresenta un’opportunità significativa per voi favorendo l’export verso gli USA, dove questa categoria rappresenta circa il 90% delle prescrizioni’. Per Urso ‘in un mondo che chiede sempre più sicurezza nell’approvvigionamento di tecnologie critiche, i farmaci generici – molti dei quali critici – rappresentano uno strumento imprescindibile, e il Governo guarda ai farmaci equivalenti con favore, in quanto in grado di rafforzare la nostra sovranità sanitaria e promuovere un modello di sanità pubblica più sostenibile’.

Lo studio Nomisma cita senza remore il “dite di no a tutto, fate qualcosa!” di Mario Draghi prima di esordire con la prima e più basilare raccomandazione di policy: adeguare i prezzi perché “alcune multinazionali hanno già dichiarato che nel biennio 2026-2027 rischiano di dover procedere al ritiro progressivo delle AIC di diverse famiglie di principi attivi se i prezzi resteranno sotto le soglie minime di remuneratività”. L’Osservatorio indica la necessità di una nuova agenda industriale per la farmaceutica essenziale, articolata in più direttrici: adeguamento dinamico dei prezzi dei farmaci fuori brevetto; gare pubbliche basate sui criteri MEAT, con esclusione delle offerte anomale tramite floor price; obbligo di gare multi-aggiudicatarie, per ridurre la concentrazione dei fornitori; incentivi a chi produce in Europa o utilizza API di provenienza UE; superamento del payback per i farmaci fuori brevetto; allineamento tra politiche ambientali e industriali, percgè le nuove regole (come la Direttiva Acque Reflue) non compromettano le produzioni.

“I farmaci equivalenti sono una risorsa fondamentale per garantire equità di accesso alle cure e sostenibilità del nostro Servizio Sanitario Nazionale – ha dichiarato Marcello Gemmato, sottosegretario alla Salute -. Il Governo sostiene con convinzione questo comparto, che rappresenta un presidio di salute pubblica e un pilastro industriale strategico per il Paese”. “In questa direzione si inserisce il Testo Unico della legislazione farmaceutica, un provvedimento che nasce con spirito di proattività, programmazione e sburocratizzazione. L’obiettivo è dare certezze al settore, introducendo strumenti efficaci per costruire un sistema moderno e sostenibile, capace di rispondere tempestivamente ai bisogni dei cittadini e di garantire la continuità delle terapie“, ha proseguito.

“Il Rapporto di quest’anno – ha dichiarato Stefano Collatina, presidente di Egualia – ci consegna una fotografia chiara: il comparto degli equivalenti cresce, investe, dà lavoro, ma è schiacciato da regole che ne minano la sostenibilità. Se i prezzi restano fermi, mentre i costi produttivi aumentano a doppia cifra, il rischio è che molte aziende siano costrette ad abbandonare i farmaci essenziali, lasciando i cittadini senza cure di base“. “Non chiediamo sussidi a fondo perduto – ha proseguito – ma condizioni economiche e regolatorie eque. Non si tratta solo di investire di più, ma di spendere meglio: prezzi sostenibili, gare multi-aggiudicatarie, basi d’asta realistiche, incentivi alla produzione europea e abolizione del payback sui fuori brevetto o esclusione dal tetto di spesa. Il nostro settore non è un costo, è una risorsa: ogni euro speso per un equivalente libera risorse per innovazione e nuove terapie”. Collatina ha poi sottolineato il rischio sistemico per il SSN: “Se cede l’industria dei fuori brevetto, crolla l’intera impalcatura dell’accesso ai farmaci. Le carenze stanno aumentando, e riguardano proprio i farmaci più critici per i pazienti cronici”.

Un passaggio centrale è la valorizzazione dell’industria che già opera in Italia: “Oggi il nostro Paese vanta impianti produttivi di altissimo livello. Questa è una risorsa strategica che non possiamo disperdere. Ma se non cambiamo rotta, i farmaci prodotti in Italia rischiano di non essere più destinati al mercato interno: le aziende smetteranno di investire, e progressivamente sceglieranno altri Paesi dove allocare le loro risorse. Sarebbe una perdita irreparabile per il sistema industriale e per la sicurezza nazionale”. Infine, un richiamo alla responsabilità politica: “I farmaci equivalenti non sono una commodity. Sono la spina dorsale delle terapie quotidiane per milioni di cittadini. Senza di loro non c’è SSN sostenibile, non c’è autonomia strategica europea, non c’è equità per i pazienti. È il momento di passare dalle dichiarazioni ai fatti: il tempo è già scaduto”.

– foto screenshot Rapporto Egualia –

(ITALPRESS).

✅ Fact Check FONTE VERIFICATA

Segui CatanzaroOk