Lamezia - Gesù nella “parte sbagliata del mondo”: l’omelia di Natale di monsignor Parisi tra guerre, fragilità e speranza
Il Vescovo richiama alla concretezza del Natale: Dio nasce nelle rovine della storia e restituisce dignità all’uomo ferito
Nella notte di Natale, durante la celebrazione eucaristica nella Cattedrale di Lamezia Terme, monsignor Serafino Parisi ha invitato i fedeli a guardare al mistero della nascita di Gesù partendo dalle ferite del presente. Non solo i conflitti internazionali, ma anche quelle “battaglie sottili” che si consumano nei quartieri, nelle case, nelle relazioni spezzate. Di fronte a questo scenario, il vescovo ha offerto una riflessione sorprendente: forse Cristo è venuto nel punto meno prevedibile, quasi fuori luogo, “dalla parte sbagliata” della storia, proprio dove nessuno si aspettava di trovarlo.
Un concetto che monsignor Parisi ha ripreso anche nella messa del giorno di Natale, collegandolo al tema della salvezza: una salvezza che non germoglia nei luoghi del potere o del trionfo, ma tra le macerie dell’umanità, là dove l’uomo si sente sconfitto. È proprio lì, ha spiegato, che Dio apre spiragli di rinascita, annunciando che non tutto è perduto e che ogni vita può risollevarsi, perché il Bambino ricorda che l’amore divino non verrà mai meno.
Il presule ha poi richiamato l’immagine di un Natale dove spesso si festeggia “dimenticando il festeggiato”, mentre il Figlio di Dio sceglie di condividere la fragilità umana in modo concreto e tangibile. Non una presenza astratta ma incarnata: un neonato che non incute timore, che non porta clamore, che non parla la lingua delle bombe, ma quella della tenerezza e della pace. E proprio questa debolezza diventa la forza disarmante di Dio, capace di scuotere la storia con l’amore e non con il dominio.
Da qui l’invito a riconoscere la presenza di Cristo nei luoghi marginali del mondo, e nelle aree oscure della nostra vita personale, quegli angoli che ciascuno vorrebbe nascondere. Dio non si scandalizza di ciò che trova, ma si fa vicino, incoraggia, rialza, ricorda che la dignità dell’uomo resta intatta perché radicata nel Creatore. È in questo orizzonte che il vescovo colloca la missione dei credenti: essere testimoni della bellezza dell’umano, capaci di superare la logica dell’inimicizia e ritrovarsi fratelli e sorelle.
In conclusione, monsignor Parisi ha formulato un augurio che diventa programma di vita: un Natale che sia “inizio di redenzione”, forza di guarigione delle ferite, energia capace di trasformare il dolore in luce. Perché l’amore, quando è autentico, non esclude le cicatrici, ma le accoglie e le risana, restituendo all’umanità quello splendore originario che nessuna notte può cancellare.
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