Morti sul lavoro: la Calabria resta tra le regioni più a rischio

La regione tra quelle in zona arancione: allarme su edilizia, età avanzata e lavoratori stranieri

A cura di Redazione
06 dicembre 2025 07:30
Morti sul lavoro: la Calabria resta tra le regioni più a rischio -
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Calabria - Il bilancio sulle morti sul lavoro aggiornato al mese di ottobre 2025 continua a restituire un quadro preoccupante per tutto il Paese. «I numeri e le incidenze delle morti sul lavoro anche questo mese ci ricordano che la sicurezza è ancora una problematica irrisolta nella nostra Penisola», commenta l’ingegner Mauro Rossato, presidente dell’Osservatorio Sicurezza sul Lavoro e Ambiente Vega. Da gennaio a ottobre le vittime totali sono 896, sei in più rispetto allo stesso periodo del 2024, con oltre metà Italia classificata in zona rossa o arancione.

La geografia del rischio: Calabria in zona arancione

L’indagine dell’Osservatorio mostra come, a ottobre 2025, le regioni con un’incidenza di mortalità superiore del 25% alla media nazionale (27,5 morti per milione di lavoratori) siano Basilicata, Umbria, Puglia, Campania, Sicilia e Liguria, tutte in zona rossa.

In zona arancione, dove il rischio resta elevato, compaiono anche Marche, Veneto, Trentino-Alto Adige, Piemonte, Abruzzo, Emilia-Romagna e Calabria, che conferma dunque un livello di allerta significativo, pur non rientrando tra le regioni più critiche.

Toscana e Sardegna si collocano in zona gialla, mentre Lombardia, Lazio, Molise, Valle d’Aosta e Friuli-Venezia Giulia registrano valori inferiori alla media e finiscono in zona bianca.

Morti sul lavoro: Lombardia ancora prima per numero di vittime

Analizzando i dati assoluti, le 896 vittime totali includono 657 decessi in occasione di lavoro e 239 in itinere. La Lombardia si conferma la regione con più morti avvenute durante l’attività lavorativa (86). Seguono Veneto (70), Campania (62), Emilia-Romagna (56), Piemonte (55), Sicilia (53), Puglia (48) e Lazio (45).
La Calabria conta 16 vittime in occasione di lavoro, un dato che la mantiene però in un quadro complessivamente critico per l’incidenza.

Età, genere e nazionalità: chi rischia di più

Il profilo del lavoratore più esposto evidenzia dinamiche ormai consolidate:

  • Over 65: incidenza più alta con 86,9 morti per milione di occupati.

  • Fascia 55-64 anni: segue con un valore di 45,0; è anche quella con il maggior numero assoluto di decessi (240 su 657).

  • Fascia 45-54 anni: incidenza di 27,3.

Per quanto riguarda il genere, nei primi dieci mesi dell’anno sono morte 74 donne, una in meno rispetto al 2024. Le vittime in occasione di lavoro diminuiscono (36), mentre crescono nettamente i decessi in itinere, 38 in totale (+10 rispetto allo scorso anno).

Molto critico il dato sui lavoratori stranieri, 205 le vittime complessive. Il rischio di morte risulta «più che doppio» rispetto agli italiani: 57,7 morti per milione di occupati contro 23,9.

Costruzioni e manifatturiero: i settori più colpiti

Il settore con più decessi in occasione di lavoro resta quello delle Costruzioni, con 119 vittime. Seguono:

  • Attività manifatturiere: 98

  • Trasporti e magazzinaggio: 84

  • Commercio: 57

Lunedì il giorno più pericoloso

Tra gennaio e ottobre 2025, il lunedì si conferma il giorno in cui avvengono più incidenti mortali (22,8%). Seguono il venerdì (20,2%) e il martedì (16,4%).

Denunce di infortunio in aumento: +1,2%

Sul fronte degli infortuni non mortali, le denunce totali crescono dell’1,2%, passando da 491.439 a 497.341. Il comparto con più segnalazioni resta quello delle Attività Manifatturiere (59.319), seguito da Costruzioni, Sanità, Trasporti e Magazzinaggio e Commercio.

Le denunce che riguardano le lavoratrici sono 178.755, mentre quelle presentate dagli uomini sono 318.586. I lavoratori stranieri rappresentano circa un quinto delle segnalazioni totali (106.774).

Un’emergenza strutturale

L’indice di incidenza, che misura i decessi per milione di occupati, permette di confrontare territori con popolazioni lavorative diverse e fotografa una situazione che, secondo l’Osservatorio, richiede interventi urgenti e coordinati su formazione, controlli e prevenzione.

Come sottolinea Rossato, i dati di ottobre confermano che il tema della sicurezza rimane «un’emergenza nazionale ancora lontana dall’essere risolta».