Blitz dei Ros a Gioia Tauro: arrestato il boss Piromalli, alterava aste per riavere beni confiscati

Inchiesta “Res Tauro”: 26 in carcere, sequestri per oltre 7 milioni di euro

A cura di Redazione
23 settembre 2025 16:54
Blitz dei Ros a Gioia Tauro: arrestato il boss Piromalli, alterava aste per riavere beni confiscati -
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Dopo la scarcerazione non aveva solo ripreso in mano le redini della cosca, ma si era spinto fino ad alterare le aste giudiziarie per tornare in possesso dei beni che, negli anni, gli erano stati confiscati.

È questa l’accusa rivolta a Giuseppe “Pino” Piromalli, detto Facciazza, boss ottantenne di Gioia Tauro, arrestato questa mattina dai carabinieri del Raggruppamento operativo speciale nell’ambito dell’operazione “Res Tauro”.

L’indagine della Dda di Reggio Calabria ha portato all’esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 26 indagati, accusati a vario titolo di associazione mafiosa, estorsione, riciclaggio, autoriciclaggio, turbata libertà degli incanti, trasferimento fraudolento di valori, favoreggiamento personale e reati in materia di armi, tutti aggravati dal metodo mafioso.

Secondo gli inquirenti, la direzione strategica-operativa della cosca Piromalli era saldamente nelle mani di Pino Piromalli e dei suoi fratelli Gioacchino (91 anni) e Antonio (86), confermando un assetto familiare di comando. Tornato libero nel 2021 dopo 22 anni di carcere duro, il boss avrebbe ridefinito ruoli e compiti interni, riaffermando il proprio potere con una costante pressione estorsiva su imprenditori e commercianti del territorio.

Le aste alterate e i beni intestati a prestanome

Tra le contestazioni mosse dalla Dda figura un meccanismo collaudato: l’inquinamento delle procedure di vendita nelle aste giudiziarie. Obiettivo, acquisire beni di interesse della cosca e rientrare in possesso di quelli confiscati, intestandoli fittiziamente a prestanome compiacenti per eludere le misure di prevenzione patrimoniali.

Chiunque tentasse di partecipare alle aste sarebbe stato costretto a pagare una somma ai Piromalli, che poi reinvestivano i profitti in attività imprenditoriali riconducibili al clan, soprattutto nel settore agricolo, attraverso complessi sistemi di riciclaggio e autoriciclaggio.

I sequestri

Contestualmente agli arresti, i Ros hanno eseguito un sequestro preventivo d’urgenza da 3 milioni di euro, che ha colpito:

  • 6 immobili,

  • 16 appezzamenti di terreno,

  • 3 imprese individuali,

  • 2 imprese agricole.

Un secondo provvedimento, emesso dalla Sezione Misure di prevenzione del Tribunale di Reggio Calabria, ha invece disposto il sequestro di beni mobili, immobili e rapporti bancari riconducibili a Piromalli e al suo braccio destro Antonio Zito, per un valore superiore a 4 milioni di euro.

In totale, i sigilli hanno riguardato beni per oltre 7 milioni di euro, a conferma – secondo gli investigatori – di una cosca che opera come un’unica entità economica, capace di condividere e redistribuire i profitti illeciti generati dalle proprie attività criminali.


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