Dicembre, tempo di transumanza: assegnato il Premio Turismo Sostenibile intitolato a Osvaldo Pieroni
A Marcedusa un Premio internazionale che riempie di significati l’opera prodotta dalla Cineteca della Calabria
Riceviamo e pubblichiamo - Marcedusa - Dicembre, tempo di transumanza. Con l’arrivo della bassa temperatura, infatti, gli allevatori silani scendono dall’altopiano per raggiungere i pascoli nelle marine. Contemporaneamente alla demonticazione (così si definisce questa discesa) delle mandrie della famiglia Mancuso, che da Tirivolo raggiungono Marcedusa; nell’isola di Malta, una giuria di sociologi presieduta dal prof. Tullio Romita della facoltà di Sociologia dell’Università della Calabria, ha assegnato il Premio Turismo Sostenibile intitolato a Osvaldo Pieroni e Fulvio Beato, due dei fondatori della Sociologia dell’Ambiente in Italia, a Eugenio Attanasio per il film 'Figli del Minotauro/Storie di Uomini e animali" che vuole indicare la strada di un futuro sostenibile in cui uomini, animali e specie vegetali realizzano un ecosistema virtuoso, che ha modellato territorio e paesaggio calabrese per millenni.
Eugenio Attanasio oltre che regista è un operatore culturale e uno storico del cinema, con decine di lavori tra film, documentari e libri realizzati in una lunga carriera iniziata giovanissimo. Si tratta di un Premio internazionale che riempie di significati l’opera prodotta dalla Cineteca della Calabria, che da anni compie un lavoro importante sul cinema e sulla storia del territorio, diffondendo all’estero un’idea di Calabria che produce cultura e mantiene una profonda identità, in un contesto epocale di grande trasformazione.
Il film che ha avuto una distribuzione culturale importante presso Festival, Università italiane e straniere, Istituti culturali nel mondo - notevole ed efficace la campagna di comunicazione messa in atto dal giornalista professionista Luigi Stanizzi capo ufficio stampa della Cineteca - racconta una mitopoiesi sulla figura degli allevatori calabresi di podoliche, depositari di una cultura millenaria comune a tutto il bacino del Mediterraneo. Nel cast cinematografico figurano Mattia Isaac Renda, Gianluca Cortese, Salvatore Gullì, Alessandra Macchioni, Franco Primiero, Francesco Stanizzi; Antonio Renda per la parte fotografica; e Nicola Carvello per la cinematografia; i costumi sono di Stefania Frustaci. I riflessi sociologici nel film sono molteplici, esternati spesso dall’etnoantropologo Antonello Ricci, nella modellazione del paesaggio calabrese fatto proprio dal pascolo degli animali, e nella creazione di società umane fondate sulla pastorizia e sulla transumanza. Il pastoralismo rappresenta un mondo ma anche uno stile di vita, che all’estero gode di una tutela legislativa assai più efficace che in Italia, dove il pastore viene sempre visto come un isolato rappresentante di un’agricoltura estensiva e residuale, in un settore votato all’industrializzazione sempre più estrema. Invece è un modello da seguire per l’impatto benefico della sua attività sul territorio, da tutti i punti di vista, ambientale, economico, sociologico e culturale.
I riconoscimenti dell’opera dimostrano come la narrazione della Calabria può finalmente emendarsi dall’immagine di terra di ‘ndrangheta, dal peccato originale di essere regione povera e terra di emigrazione, dagli stereotipi più comuni. È dunque possibile una nuova via del racconto in Calabria, letterario e cinematografico, cogliendo nel contemporaneo i segni di una civiltà contadina ancora assai vitale. Ultimi eredi di un mondo ancestrale, gli allevatori calabresi di podoliche, si muovono ancora andando dietro agli animali che si spostano in cerca di pascoli freschi, utilizzando ora il cavallo, ora il pick up, ora il quad, interpretando una modernità ancora sostenibile, dove uomini, animali, e specie vegetali creano un ecosistema.
9.4°