È dell’Unical il primo dottore di ricerca detenuto in Italia

La tesi esplora la funzione dello studio universitario in carcere

A cura di Redazione
16 ottobre 2025 10:44
È dell’Unical il primo dottore di ricerca detenuto in Italia -
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Calabria - È dell’Università della Calabria il primo dottore di ricerca detenuto in Italia da quando, nel 2018, è stata istituita la CNUPP (Conferenza Nazionale dei Delegati dei Rettori per i Poli Universitari Penitenziari), organismo che coordina e promuove le attività degli Atenei all’interno degli istituti penitenziari. Si chiama Claudio Conte, è laureato in Giurisprudenza a Catanzaro e ha conseguito il titolo di dottore di ricerca in “Politica, Cultura e Sviluppo” grazie a una borsa riservata ai candidati privati della libertà personale. L’esame finale si è svolto nei giorni scorsi presso l’Università di Parma, dove Conte è stato formalmente ospitato per lo svolgimento della prova. La tesi, intitolata “Le interazioni sociali in ambito penitenziario dal punto di vista degli stude-tenuti: resistenze, reazioni, trasformazioni” (tutor Franca Garreffa, co-tutor Vincenza Pellegrino), esplora la funzione dello studio universitario in carcere come esperienza di rinascita personale e cambiamento sociale. La commissione – composta da Paolo Jedlowski, Andrea Borghini e Chiara Scivoletto – ha giudicato il lavoro “eccellente con lode”.

Collegati dalla sala Guarasci dell’Università della Calabria, il rettore eletto Gianluigi Greco e il coordinatore del dottorato Francesco Raniolo hanno espresso grande soddisfazione per un risultato che “trasforma il carcere in un luogo di conoscenza e riflessione critica”. Per il presidente della Conferenza Nazionale dei Delegati dei Rettori ai Poli Penitenziari (CNUPP), Giancarlo Monina, l’impresa di Conte rappresenta “un passaggio storico”: «Uno studente detenuto non è più soltanto un recluso, ma anche e soprattutto uno studente universitario». Lo studio in carcere – ha sottolineato – apre ponti tra “dentro” e “fuori”, contribuendo a costruire una società più aperta, solidale e coerente con l’articolo 27 della Costituzione.

Nel corso della cerimonia, accanto al riconoscimento accademico, non sono mancati i momenti di riflessione sul senso della pena e sulle prospettive di giustizia riparativa, con gli interventi di Elisabetta Zamparutti e Sergio D’Elia (Nessuno Tocchi Caino), Francesca Vianello (Università di Padova), Agnese Moro, Paolo Setti Carraro e i messaggi di Manlio Milani e Lucia Montanino. Nella sua ricerca, condotta anche in collaborazione con la redazione di Ristretti Orizzonti (coordinata da Ornella Favero e Carla Chiappini), Conte ha mostrato come la formazione possa diventare strumento di riconciliazione e responsabilità, in linea con le esperienze di giustizia riparativa ricordate da Franco Bonisoli, ex militante della lotta armata.

Nel corso della cerimonia, infine, un ringraziamento particolare è stato rivolto al rettore Nicola Leone e al Senato Accademico dell’Università della Calabria per aver riservato un posto di dottorato a persone private della libertà ma capaci di produrre ricerca di qualità sul carcere e dal carcere. Una scelta significativa che apre la strada a una visione nuova dell’istituzione penitenziaria: non più solo luogo di detenzione, ma spazio dinamico di conoscenza e trasformazione, in cui pena, educazione e riparazione si intrecciano come pratiche condivise tra detenuti, vittime, operatori e mondo accademico.

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