Il pellegrinaggio in Cappadocia: fede, gratitudine e unità nel cammino della diocesi di Catanzaro-Squillace

Monsignor Maniago invita sacerdoti e fedeli a vivere la fede con riconoscenza, dedizione e passione per la comunione ecclesiale

A cura di Redazione
15 novembre 2025 19:00
Il pellegrinaggio in Cappadocia: fede, gratitudine e unità nel cammino della diocesi di Catanzaro-Squillace -
Condividi

Il pellegrinaggio diocesano di Catanzaro-Squillace, che ha condotto un gruppo di sacerdoti e fedeli in Cappadocia, terra intrisa di storia cristiana e spiritualità rupestre, si sta configurando come un’esperienza di profonda riflessione e rinnovamento spirituale per l’intera comunità.

Durante una celebrazione a Ortahisar, l’Arcivescovo Mons. Claudio Maniago ha offerto un’omelia densa di significato, articolata in tre inviti spirituali che hanno sintetizzato l’esperienza del viaggio.

Il primo invito è stato quello di rafforzare la fede, richiamandosi al Vangelo dei dieci lebbrosi. “La fede non è un ricordo nostalgico, ma un incontro con il Signore di cui va vissuta la freschezza e l’attualità”, ha detto l’Arcivescovo, sottolineando come le chiese rupestri visitate rappresentino la continuità di un cammino di fede che attraversa i secoli. “Vedere quei segni antichi – ha aggiunto – non è un esercizio di archeologia, ma un invito a rendere lode al Signore per il fiume di grazia che, dalla Pasqua, continua a rendere nuove tutte le cose”.

Il secondo punto si è concentrato sulla vocazione sacerdotale, prendendo come modello San Giosafat, vescovo martire. Mons. Maniago ha ricordato ai sacerdoti che il loro ministero è un’offerta quotidiana della vita: “Se non sarà chiesto il martirio del sangue, è comunque richiesta l’offerta costante della propria esistenza, come uomini che sanno donarsi per il proprio popolo”.

Infine, il presule ha posto l’accento sull’importanza dell’unità della Chiesa, tema per il quale San Giosafat diede la vita. L’unità – ha ribadito – non è un concetto astratto, ma si manifesta nella comunione vissuta nelle parrocchie, nelle vicarie e tra i confratelli, così come nell’esperienza del pellegrinaggio stesso. “Abbiamo bisogno di una passione per l’unità – ha concluso – e dobbiamo essere disposti a qualunque sacrificio perché la speranza e la comunione della Chiesa risplendano”.

Il pellegrinaggio in Cappadocia si è così trasformato in un vero e proprio ritiro spirituale itinerante, che ha rinnovato nei partecipanti la gratitudine per la fede, la dedizione al servizio e il desiderio di camminare insieme nella comunione ecclesiale.